In Italia vigono delle specifiche normative che precisano come devono essere predisposti gli impianti elettrici, sia nelle abitazioni che negli edifici pubblici e negli impianti industriali. In particolare le norme vigenti fanno tutte parte dei riferimenti normativi CEI e che in sostanza sono le estensioni della legge 186 del 1968, in seguito parzialmente rinnovata da alcune norme nel 1990 e dal decreto ministeriale n.37 del 22 gennaio 2008.
I riferimenti normativi CEI hanno subito varie revisioni, già a partire dai primi anni ‘90. Oggi un elettricista che deve posare un impianto elettrico a norma deve fare riferimento alla ottava edizione della norma CEI 64-8, che è stata resa applicativa nel 2021; la precedente modifica era stata apportata nel 2012.

Il materiale da utilizzare
Sono varie le precisazioni contenute nelle normative riguardanti gli impianti elettrici a norma. In particolare è necessario che tutto il materiale utilizzato sia conforme a quanto previsto dalle norme. In vari casi, infatti, queste precisano la tipologia di cavi che è necessario posare, il numero degli interruttori e delle prese di corrente, la necessità di avere a disposizione centraline di controllo e sistemi salvavita.
Ricordiamo anche che le norme prevedono che a effettuare il lavoro sia personale abilitato, che possa al termine dell’attività stilare un certificato di conformità alle normative. Senza questo genere di documento qualsiasi impianto elettrico deve essere considerato fuori norma. Oggi gli elettricisti sono facilitati nel loro compito, grazie alla possibilità di reperire in commercio materiale adatto a predisporre impianti elettrici civili e industriali a norma di legge, anche su siti online dedicati ai professionisti come wuerth.it, in cui si trovano dai capicorda elettrici per facilitare il cablaggio fino alle prese di corrente o ai cavi elettrici. I rivenditori di materiale elettrico sono in grado di offrire le certificazioni dei vari prodotti, ove necessarie, secondo la norma CEI 6-8.

Come deve essere un impianto elettrico
Nello specifico la norma precisa le tipologie e il numero delle diverse componenti che devono essere presenti in ogni impianto elettrico. Per quanto riguarda gli impianti elettrici di tipo domestico, per fare un esempio circoscritto a un singolo ambito, questi devono avere a disposizione un interruttore differenziale di sicurezza, oltre che un dispositivo per la protezione in caso di sovratensione. Inoltre il quadro elettrico deve essere accessibile e munito di un impianto di terra, che solitamente è uno solo per ogni singolo immobile.
La norma prescrive anche il numero di prese di corrente e di interruttori, specifico per ogni singolo ambiente della casa; ad esempio in bagno e in cucina devono essere disponibili almeno due prese di corrente. I cavi elettrici da utilizzare devono essere nei colori previsti dallo standard, oltre che avere un diametro di almeno 6 mm. A seconda delle dimensioni degli ambienti devono essere posizionati alcuni punti luce.
Le cassette portafrutti non devono essere sovraccariche di cavi e devono avere libero uno spazio pari almeno al 30% del volume occupato. Ovviamente, per quanto riguarda il numero dei punti luce, delle prese e degli interruttori, il singolo cliente ha la facoltà di chiederne un numero ben superiore rispetto al minimo previsto dalle normative, oltre che di farli posizionati dove ritiene più comodo.
Tutti gli impianti elettrici devono essere a norma?
Come abbiamo accennato la prima normativa che riguarda la posa in opera degli impianti elettrici risale al 1968. Questa legge indicava un quadro normativo che oggi potremmo dichiarare blando, infatti non indicava molti dei requisiti che sono in seguito stati considerati necessari per la sicurezza sul lavoro e nelle abitazioni.
Fu soprattutto a partire dal 1990 che si fecero revisioni più stringenti alla normativa, con anche la nascita di Decreti Ministeriali successivi, molto più stringenti. Effettivamente fu solo nel 1990 che si introdussero vari elementi obbligatori in un impianto elettrico; sia per quanto riguarda le dotazioni disponibili, sia per la necessità di posa da parte di professionisti abilitati e per le certificazioni. In tale occasione la decisione fu quella di cominciare a introdurre degli obblighi per gli immobili costruiti dopo la pubblicazione delle normative del 1990, poi superate dalla legge del 2008.
Prima e dopo il 1990
In sostanza tutti gli impianti elettrici posati prima del 1990 non hanno alcun tipo di obbligo per quanto riguarda le dotazioni di sicurezza dell’impianto elettrico. Lo stesso è avvenuto con le modifiche introdotte successivamente, ad esempio nel 2008. Anche le norme CEI entrate in vigore nel 2021 sono valide solo per gli edifici di nuova costruzione. Se però un edificio è stato ristrutturato andando a modificare in maniera significativa gli impianti e le parti in muratura, allora subentra l’obbligo di mettere a norma anche l’impianto elettrico.
Lo stesso dicasi nel caso in cui si decida di ampliare o rinnovare parti dell’impianto elettrico esistente. Si deve poi considerare che un vecchio impianto elettrico non a norma potrebbe non essere in grado di far funzionare in modo corretto nuove dotazioni tecnologiche, così come difficilmente potrà supportare tensioni superiori ai 3 KW, che si superano facilmente in una casa se si considera quanto consumano forno, lavastoviglie e lavatrice.